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Maria, grande Maria!

Rubrica religiosa > Guarda la Stella

Guarda la stella, invoca Maria

di SERGIO GASPARI

 
«Maria, grande Maria!»
  

«Maria, grande Maria, maggiore delle sante Marie, massima fra le donne! Il mio cuore vuole amarti, grande e grandissima Maria! La mia bocca lodarti, la mia anima pregarti, perché alla tua protezione si affida tutto il mio essere.

«Gesù, figlio di Dio, ti supplico, per quell’amore così tenero che porti a tua madre, concedimi di amarla veramente come tu l’ami e vuoi che sia amata.

«Madre buona, ti supplico per quell’amore così tenero che porti a tuo figlio, ottienimi di amarlo veramente come tu l’ami e vuoi che sia amato.

«Il mio spirito vi veneri come meritate, il mio cuore come è giusto vi ami [...], la mia persona come deve vi serva: in ciò io consumi la mia vita» ("Preghiere mariane di sant’Anselmo", in S. De Fiores, A Colei che ci ascolta. Preghiere di tutti i secoli a Maria, Edizioni Monfortane, Roma 1983, 39-40).

Un insigne rappresentante della spiritualità medievale, che integra armonicamente la devozione a Maria, filiale e tenera, nel culto liturgico e nella dottrina della Chiesa è sant’Anselmo d’Aosta (1033-1109), monaco benedettino, poi abate e quindi, nonostante le sue resistenze, arcivescovo di Canterbury. Strenuo difensore dell’autonomia della Chiesa nei confronti del potere politico, fu esiliato per lunghissimo tempo.

Uomo di studio e di preghiera, Anselmo è ritenuto il padre della filosofia scolastica, grande precursore della ripresa monastica del XII secolo, nonché antesignano della mariologia scientifica e propulsore del movimento mariano del secolo XII con san Bernardo e del secolo XIII con san Bonaventura. Grazie al suo genio personale, Anselmo inaugura una nuova epoca teologica, che attribuirà a Maria il suo posto nella teologia occidentale. L’apporto di Anselmo alla pietà mariana è pari all’influsso delle sue opere filosofiche e teologiche sul pensiero medievale.


Nostalgia dell’Immacolata Concezione. È stato detto che Anselmo sente nostalgia di Maria concepita senza peccato. Almeno formalmente, egli nega il concepimento immacolato, poiché Cristo, che non peccò in Adamo, è il solo senza peccato; mentre Maria proviene da Adamo come tutti. Se egli non ammette nella Vergine l’esenzione dal peccato originale, però ne accetta una santificazione ancor prima della nascita di Gesù e in virtù dei meriti di lui, come pure nutre un’idea grandiosa circa l’eccellenza e la sua santità sin dal grembo materno, come ammettono insigni maestri del tempo (Bernardo, Alessandro di Hales, Bonaventura, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino). Implicitamente Anselmo afferma il concepimento immacolato quando afferma: «Era conveniente che la Vergine risplendesse di una tale purezza da non poterne immaginare una più grande dopo quella di Dio».

Su questo suo atteggiamento ha influito una certa sensibilità mariana della Chiesa inglese del tempo, la quale già celebrava una festa liturgica della Concezione di Maria. Secondo un’antica e fondata tradizione Anselmo avrebbe stabilito la festa dell’Immacolata Concezione in Inghilterra e a Lione. La Chiesa del Vaticano II per la solennità dell’Immacolata Concezione nell’Ufficio delle letture propone come seconda lettura il Discorso 52 di sant’Anselmo (Liturgia delle Ore 1, 1089-1090, da PL 158, 955-956).

Preghiere mariane. La critica riconosce a sant’Anselmo tre preghiere mariane, scritte su richiesta. In una lettera al monaco Gandolfo egli stesso spiega come sono nate queste preghiere: compose la prima, ma poi sapendo di non aver soddisfatto il richiedente, scrisse la seconda, risultata pure insoddisfacente, e allora redasse la terza. Le tre preghiere, frutto della sua devozione personale, sono sobrie, dottrinali e spirituali insieme. Vi si scoprono accenti di dolcezza e di tenerezza finora sconosciuti; denotano la vita liturgica quotidiana, la preghiera privata e lo sforzo ascetico dei monaci del secolo XI. Con l’espansione degli ordini mendicanti (secolo XIII), il culto mariano dalla liturgia passerà al popolo e si articolerà in molteplici devozioni popolari.

Invocazioni al Figlio e alla Madre. Le tre preghiere costituiscono un’autentica teologia mariana orante. Mentre umanizzano la figura della Madre di Dio, mostrano l’inseparabilità dogmatica del Figlio dalla Madre. Infatti Gesù «è l’unico e medesimo Figlio comune di Dio e di Maria». In esse si intrecciano le invocazioni a Cristo per riuscire ad amare la Madre «come merita», e alla Madre per amare il Figlio: «Gesù, figlio di Dio, ti supplico, per quell’amore così tenero che porti a tua madre, concedimi di amarla veramente come tu l’ami e vuoi che sia amata». E poi, confortato da Cristo, che per primo ama la propria Madre, si rivolge alla Madre chiedendo: «Madre buona, ti supplico per quell’amore così tenero che porti a tuo figlio, ottienimi di amarlo veramente come tu l’ami e vuoi che sia amato». E quindi, rivolto al Figlio e alla Madre, si augura: «Il mio spirito vi veneri come meritate, il mio cuore come è giusto vi ami [...]. La mia persona come deve vi serva: in ciò io consumi la mia vita».

Maria conferma gli scritti di sant’Anselmo, miniatura secolo XIII.

Anselmo ribadisce la dottrina della maternità spirituale di Maria. «Dio dunque è Padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è Padre della fondazione del mondo, Maria la madre della riparazione [...]. Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene». Così in Occidente si passa a chiamare Maria da «Nostra Signora» a «Madre di Dio e Madre nostra», «nostra Madre», «Madre buona», imprimendo alla venerazione della Vergine un’affettività che caratterizzerà per sempre la pietà cristiana.

La grandezza unica di Maria. Anselmo prima mirabilmente si rallegra con Maria per la sua grandezza: «Maria, grande Maria, maggiore delle sante Marie, massima fra le donne!». E poi specifica: «In quale posto sublime io contemplo Maria! Nulla è eguale a Maria, nulla è superiore a Maria, all’infuori di Dio». Quindi presenta la sua superiorità sulla creazione: «Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature [...] si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo [...] risuscitati allo splendore che avevano perduto e di avere ricevuto un grazia nuova inesprimibile». Per questo aggiunge: «O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza». Poi descrive la superiorità della Vergine sugli stessi esseri celesti: «Ciò che possono tutti questi (i santi tutti e gli spiriti angelici) con te, tu sola puoi senza tutti quelli».

Servizio filiale alla Madre di Dio e Madre nostra. Se Maria è «la Madre di Dio e Madre nostra», allora se ne deduce l’amore filiale dei fedeli e la cura materna di lei verso i suoi servi. Anselmo dichiara la sua piena disponibilità alla venerazione e al servizio alla «Madre del nostro amico» Gesù. In lui si sente l’eco di sant’Ildefonso di Toledo (VII secolo), che si dichiarava «per grazia servo di colei che è serva e Madre del mio Creatore!», e di Giovanni Damasceno (VIII secolo), che aveva consacrato alla «buona Signora, Madre del buon Signore» «la mente, l’anima, il corpo», ma già si intravede in filigrana il tema della consacrazione a Cristo per le mani di Maria nel 1600 francese, mirabilmente esposta e diffusa da san Luigi Maria Grignion di Montfort.


Sergio Gaspari, smm

  


 
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