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La Vergine Madre e il discepolo amato

Rubrica religiosa > Guarda la Stella

Guarda la stella, invoca Maria

di SERGIO GASPARI

La Vergine Madre e il Discepolo amato

  
"Gesù dice a sua Madre: "Donna, ecco tuo figlio!". È come se dicesse: Abbi fiducia in lui come se fosse tuo figlio. Poi dice al discepolo: "Ecco tua madre!". È come se dicesse: Abbi cura di lei come se fosse tua madre. "E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (in sua)". Qui si osserva l'accoglimento della raccomandazione: prese cioè la madre in casa sua per onorarla, custodirla e curarla, come fa un figlio verso la madre. Ma Agostino legge l'espressione all'accusativo plurale: in sua, e si chiede: "Come mai dice in sua se non possiede nulla di proprio?". Risponde: "In sua significa tra i suoi obblighi, i suoi doveri e i suoi beni, non nelle sue proprietà, che del resto non aveva"" (In Joannem 19,37-39 in Luigi Gambero, Maria nel pensiero dei teologi medievali, San Paolo 2000, 259-260).


Cenni biografici. Il 15 luglio la Chiesa celebra la festa di san Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), filosofo, teologo e mistico. Chiamato Doctor seraphicus o Doctor devotus per la sua modestia, bontà ed amabilità, egli considera la fede più come un impegno che come un sapere. Appassionato di conoscenza intellettuale e di vita evangelica, Bonaventura si trova tra due mondi contrapposti: quello della cultura umana e religiosa del suo tempo, scoperto nei 22 anni trascorsi a Parigi come studente prima, e insegnante dopo, e il mondo del rinnovamento evangelico di Francesco d'Assisi, al cui ordine mendicante dedica tutte le energie per 17 anni della sua vita. Bonaventura opera la sua scelta: elabora una sintesi spirituale, capace di trasmettere la sapienza cristiana; ritrova in sé la presenza di Dio che cerca, e che può trovare solo aprendosi alla sua Parola, in una fede consenziente, vissuta nella contemplazione e nell'amore; così sarà in grado di ricondurre la propria mente a Dio.


Erede di san Bernardo, maestro della scolastica, insigne rappresentante della scuola francescana nei primi decenni di vita dell'ordine, Bonaventura ha accostato il tema mariano con rigore teologico e devozione stimolante. La sua teologia mariana è costruita su basi decisamente cristocentriche. Sostiene apertamente che Maria non ha bisogno di esser lodata e venerata al di là della giusta misura. Nelle sue opere mariologiche riscontriamo continue citazioni della Sacra Scrittura, il ricorso alle fonti patristiche, specialmente ad Agostino, e fedeltà alla tradizione.

Tramite una precisa metodologia scientifica, alla solidità teologica unisce un piacevole afflato spirituale. In Maria egli riconosce ogni genere di perfezione e di virtù: la definisce il tempio di Dio adorno di divina sapienza, consacrato dalla grazia e riempito della divina presenza. Tutto ciò che i santi hanno di perfetto, la Vergine lo possiede in tutta pienezza.

La premura del Signore verso la Madre e il discepolo. Abbiamo scelto l'episodio del duplice gesto dell'affidamento di Maria a Giovanni, e di Giovanni a Maria, perché in esso possiamo cogliere i temi principali della mariologia bonaventuriana: la divina maternità, la duplice mediazione della Vergine: accanto a Cristo (come colei che dà inizio alla vittoria del Figlio sul peccato nell'incarnazione) e nella vita della Chiesa (tutte le grazie concesse ai fedeli passano attraverso la Madre divina), la maternità spirituale, la regalità, l'imitazione della Vergine, e le denunce contro i falsi onori o privilegi a Colei che non ha bisogno delle nostre bugie, "quae tantum plena est veritate", lei che è così piena di verità.
Nell'episodio delle donne e del discepolo presso la croce, Bonaventura enumera quattro momenti: la compassione delle donne verso il Signore, la sua premura filiale per la Madre, l'affidamento del discepolo alla Madre, l'accettazione dell'affidamento da parte del discepolo.

La compassione delle donne verso il Signore. Bonaventura commenta il numero esiguo di coloro che manifestavano sentimenti di compassione per Gesù sulla croce: erano presenti tre donne, tra le quali vi era la Madre. Esse erano rimaste vicine a Gesù per il fatto che, rispetto a quelli che erano fuggiti, amavano di più, come la Madre sua, che le superava tutte in compassione.
La sollecitudine di Gesù verso la Madre. Per dimostrare la cura e la compassione stessa di Gesù verso la Madre, Bonaventura cita Giovanni Crisostomo che afferma: "In questo momento il Signore manifesta un grande amore verso la Madre e la raccomanda al discepolo, allo scopo di insegnarci che dobbiamo avere tutta l'attenzione possibile, fino all'ultimo respiro, per coloro che ci hanno generato" (In Joannem, omelia 85,2 in Patrologia greca 59,462).

L'affidamento del discepolo alla Madre. "Gesù dice a sua Madre: "Donna, ecco tuo figlio!". È come se dicesse: Abbi fiducia in lui come se fosse tuo figlio". In altri testi, l'autore evidenzia l'amore e la cura materna di Maria per i credenti e i santi: "Nessuno può essere troppo devoto di Maria, perché nessun santo si è mai salvato, anzi santificato, senza l'opera mediatrice ed esemplare di Maria". Del resto "quelli che sono radicati nella Vergine Madre con l'amore e la devozione vengono da lei santificati, perché ella chiede al Figlio suo la loro santificazione".

L'accettazione dell'affidamento da parte del discepolo. "Poi [Gesù] dice al discepolo: "Ecco tua madre!". È come se dicesse: Abbi cura di lei come se fosse tua madre. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (in sua). Qui si osserva l'accoglimento della raccomandazione: prese cioè la madre in casa sua per onorarla, custodirla e curarla, come fa un figlio verso la madre. Ma Agostino legge l'espressione all'accusativo plurale: in sua, e si chiede: Come mai dice in sua se non possiede nulla di proprio? Risponde: In sua significa tra i suoi obblighi, i suoi doveri e i suoi beni, non nelle sue proprietà, che del resto non aveva".

Il testo di Agostino (+430) recita: "Egli [Giovanni] la prese con sé, non nei suoi poderi, perché non possedeva nulla di proprio, ma tra i suoi impegni, ai quali attendeva con dedizione: Suscepit ergo eam in sua, non praedia, quae nulla propria possidebat, sed officia, quae propria dispensatione exsequenda curabat"(Commento al vangelo di Giovanni, 119,3, Città Nuova, pp. 1556-1557). Anche secondo sant'Ambrogio di Milano (+397) accogliere la Vergine fa parte degli "impegni" della pietà (pietatis officia) del discepolo, poiché in quel gesto Gesù "consegna il suo testamento domestico" (cf Epistola 63,108 in Patrologia latina 16,1270 C).

Il testo di Agostino è utilizzato da Giovanni Paolo II per dire che "affidandosi filialmente a Maria, il cristiano, come l'apostolo Giovanni accoglie "fra le cose proprie" la Madre di Cristo e la introduce in tutto lo spazio della propria vita interiore, cioè nel suo "io" umano e cristiano" (Redemptoris Mater = RM 45).
L'accoglienza della Vergine Madre riposa, in sintonia con san Bonaventura, su un duplice motivo: è risposta al testamento di Gesù morente sulla croce, espressione dell'obbedienza della fede, accettazione di una scena di rivelazione, e riguarda quindi la vita di grazia dei discepoli. In secondo luogo, come specifica Giovanni Paolo II, l'affidamento a Maria è "la risposta all'amore di una persona e, in particolare, all'amore della Madre" (RM 45).

Sergio Gaspari, smm






 
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